Storia del Fondatore e nascita dell’Aikido
L’Aikido è una disciplina che deriva da arti marziali tradizionali giapponesi.Venne codificata da Morihei Ueshiba (detto Ōsensei, “grande Maestro”), nato nel 1883 a Tanabe, in Giappone. Suo padre Yoroku, membro del Consiglio locale e principale autorità del villaggio, lo incoraggiò a praticare il nuoto e il sumo per irrobustire un fisico esile e snello che, nonostante l’apparenza, non era affatto debole ma, al contrario, nel tempo rivelò una forza eccezionale.
A dodici anni era già incuriosito dal Budo e cercava di incontrare tutti i maestri di passaggio per la sua provincia con il forte desiderio di apprendere qualcosa da ciascuno di loro. Durante questo periodo assistette a una serie di incursioni fin dentro casa ad opera di sostenitori degli avversari politici di suo padre, che insidiavano il genitore e spesso lo aggredivano fisicamente. Così, al fine di difendere se stesso e la sua famiglia, decise di dedicarsi esclusivamente e con costanza alle arti marziali, divenendone grande esperto. Poco prima di compiere venti anni iniziò anche a frequentare la scuola di scherma del maestro Nakai: questi studi gli torneranno ugualmente utili per concepire gli attuali Te-sabaki (movimenti delle mani) e Ashi-sabaki (movimenti dei piedi), fondamentali nella pratica dell’Aikido.
Verso i primi del Novecento decise di partecipare alla guerra fra Russia e Giappone. Si narra che fu esonerato alla prima visita militare perché la sua statura era insufficiente per un solo centimetro. Ma la forza di volontà era tale che si fece appendere a un albero con dei grossi pesi alle caviglie, riuscendo a recuperare quel tanto che serviva per farsi accettare. In battaglia acquisì una straordinaria destrezza con la baionetta e si congedò con il grado di sergente, rifiutando di entrare nell’accademia militare nonostante le insistenze dei suoi comandanti che lo avevano apprezzato in più occasioni.
All’età di trent’anni, probabilmente a causa degli stenti patiti in guerra, si ammalò e fu costretto sei mesi a letto. Una volta guarito e rinvigorito nel fisico e nello spirito, si mise a capo di un gruppo di pionieri con i quali iniziò a coltivare la terra in una colonia attorno a Shirataki, nell’isola di Hokkaido. In questa impresa Ueshiba fu sempre in prima linea, dimostrando una sorprendente resistenza al freddo e alle intemperie; si adoperò per il bene comune e sotto la sua guida fu fondato un villaggio e costruita una scuola. Promosse anche la realizzazione di una ferrovia e dimostrò abili doti di mediatore politico, tanto da ottenere l’elezione a membro del Consiglio e, più tardi, addirittura l’appellativo di “Re di Shirataki”.
Nel frattempo continuava il suo tirocinio nelle arti marziali, in particolar modo il Judo in cui si esercitò scrupolosamente. Era il 1915 quando rivolse la sua attenzione al Daitō-ryū Jūjutsu, disciplina caratterizzata da profondi concetti teorici e da un considerevole numero di tecniche. Riuscì a incontrare colui che ne possedeva tutti i segreti, il maestro Sokaku Takeda, e questi, riconoscendo le sue potenzialità, lo accettò come allievo. Takeda, uomo di indole violenta, era molto severo con i suoi praticanti e Ueshiba, oltre che a pagarlo per ogni singola tecnica che gli insegnava, era costretto a tagliare legna e trasportare acqua per il maestro prima di iniziare la lezione. Nonostante questo si affidò interamente ai suoi insegnamenti e a lui lasciò tutto ciò che possedeva quando, nel 1919, ricevette la notizia che suo padre era gravemente malato e decise di lasciare Hokkaido per tornare a casa.
Durante il viaggio, nel tentativo di favorire la guarigione del genitore con la preghiera, si soffermò ad Ayabe dal reverendo Deguchi, capo di una nuova religione, Omotokyo, che si preparava a diffondere i suoi valori di pace e armonia in tutti i Paesi dell’Est. Ueshiba, che sin da piccolissimo era stato indirizzato anche allo studio del Buddhismo Zen, possedeva una forte spiritualità e fu attratto dalla figura di questo reverendo che credeva profondamente nella bontà umana.
La morte di suo padre lo gettò in uno stato di immenso dolore e per tentare di superare questo momento giurò a se stesso che avrebbe cercato di scoprire il segreto del Budo. Iniziò a insegnare Jujitsu trasferendosi con la famiglia ad Ayabe, vicino al tempio di Omotokyo, e divenne parte attiva nel progetto di Deguchi unendosi alla sua spedizione in Mongolia nel tentativo di unificare nel nome della pace le regioni dell’Oriente. Ma l’impresa fallì e furono catturati dalle forze territoriali, salvandosi dalla fucilazione solo grazie all’intervento del Consolato giapponese. Tornò quindi ad Ayabe, dove riprese i suoi studi.
Nel 1925 un episodio lo scosse profondamente, portandolo a riflettere sul vero senso dell’esperienza marziale. Un ufficiale della Marina, già insegnante di Kendo, desiderava diventare suo allievo. Tuttavia quella che era una semplice conversazione diventò una discussione e il militare lo sfidò a duello affrontandolo con il suo bokken. Sorprendentemente Ueshiba riusciva a prevedere i movimenti dell’avversario ed ebbe così la meglio senza mai farsi sfiorare dall’altro che alla fine cadde in ginocchio, esausto.
La facilità con cui era riuscito a schivare tutti i colpi del suo antagonista lo convinse che i princìpi che regolano la pratica sono gli stessi che governano la Natura:
“… In quel momento ebbi l’illuminazione: la fonte del Budo è l’amore per Dio, ossia lo spirito di amorevole protezione nei confronti di tutti gli esseri viventi … In quel momento divenni consapevole che il mondo intero è la mia casa, e che il sole, la luna e le stelle sono tutte cose mie. Io divenni libero da tutto, smisi di agognare fama, grandi proprietà … tralasciai di cercar di diventare forte. Io capii: il vero Budo non consiste nell’abbattere chi ci attacca con la forza … non è nato affinché le armi distruggano il mondo. Il vero Budo è accettare lo spirito dell’Universo, mantenere la pace nel mondo … proteggere e valorizzare tutti i beni della Natura. Io capii: l’insegnamento del Budo è di offrire il proprio amore a Dio … Dobbiamo permeare di questa verità il nostro essere, nella sua interezza di mente e corpo, utilizzandola nella vita di tutti i giorni”.
Intraprese quindi un nuovo percorso per adattare al proprio animo quanto aveva appreso finora delle discipline marziali. Si ritirò a vivere a Iwama per dedicarsi esclusivamente all’agricoltura e legare per sempre la sua passione per le arti marziali all’amore per la terra.
Dalla pura arte (Jutsu) al percorso (Do): in questo modo nacque una branca spiritualmente elevata del Budo giapponese, a cui nel 1942 fu dato il nome di Aikido, che fu diffusa nel mondo nei primi anni Cinquanta ad opera di Kisshomaru, figlio di Ueshiba, e che il Fondatore continuò a sviluppare e perfezionare fino al momento della sua scomparsa, avvenuta nel 1969.
Allena il tuo Cuore.
Se saprai controllarlo, sconfiggerai l’avversario.
Questa è la disciplina del Guerriero.
(Morihei Ueshiba)
© Sabrina Conti
fonte: Kisshomaru Ueshiba
“Aikido, La pratica” – Ed. Mediterranee